\paperw8895 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Il duplice fenomeno dellÆ\b \cf4 \ATXht14311 industrializzazione\b0 \cf0 \ATXht0 e dellÆ\b \cf4 \ATXht143121 urbanesimo\b0 \cf0 \ATXht0 (cioΦ la concentrazione demografica in aree urbane) modific≥ profondamente il concetto stesso di ôcittαö. Sorsero centri urbani dalle caratteristiche mai precedentemente immaginate. LÆedilizia e lÆarchitettura industriale divennero tecniche progr
essivamente conosciute in tutti i maggiori paesi europei.\par
La necessitα di disporre di vasti ambienti, liberi da qualsiasi sostegno intermedio, e dotati di illuminazione naturale elevata e uniforme, cos∞ come lÆesigenza di prevedere la possibilitα di
ampliamenti e di prevenire incidenti, insomma le esigenze tecniche e produttive dettarono le nuove regole architettoniche delle cittα industriali. Cittα ampiamente descritte da una folta letteratura dÆepoca. Ma oltre che problemi di natura tecnica, la p
rogettazione industriale mirava sempre pi∙ a risolvere complessi problemi di natura sociale, urbanistica e architettonica.\par
Lo sviluppo della produzione industriale ha condotto infatti alla formazione di nuovi tipi di strutture architettoniche, adegu
ati alle necessitα degli impianti e dei processi meccanici, e determinato la graduale trasformazione dellÆopificio, giα pensato come semplice ôluogoö di lavoro, in un complesso e funzionale strumento, in una sorta di gigantesca e armonica macchina. Di qu
i la necessitα di distribuire gli spazi e di sviluppare le strutture secondo una precisa funzione, di sfruttare tutte le possibilitα dei nuovi materiali e delle nuove tecniche, di uniformarsi a una rigorosa economia, al fine di ottenere piena unitα di fo
rma e funzione.\par
Infatti, se da un lato lÆarchitettura industriale tende a un alto grado di funzionalitα, dallÆaltro mira a raggiungere le migliori condizioni igieniche e ambientali per le maestranze, riunendo cos∞ due motivi essenziali del movimento
per il rinnovamento dellÆarchitettura: lÆinteresse per i problemi tecnici e quello per il problema sociale, che fin dal 19░ secolo fu affrontato, anche se con un approccio di tipo utopistico (R. Owen, F.-M.-C. Fourier, J.-B.-A. Goudin). Invece le prime
costruzioni industriali concepite con lÆesplicito intento di trarre dalla distribuzione delle masse e dalla funzionalitα delle strutture nuovi valori di composizione architettonica saranno quelle ideate, al principio del secolo 20░, in Germania da P. Beh
rens (stabilimenti AEG a Berlino, 1910), da H. Poelzig (fabbrica chimica a Luban, 1911-12), da W. Gropius e A. Meyer (stabilimenti Fagus ad Alfeld, 1910-24), da E. Mendelsohn (fabbrica a Luckenwald, 1921-23), e, in Finlandia, da A. Aalto (fabbrica di cel
lulosa a Sunila, 1936-39). Da allora si sarebbe venuto sempre pi∙ sviluppando il concetto che la fabbrica non sia soltanto un perfetto strumento di lavoro, ma il centro di una complessa funzione sociale, tanto da prevedere, oltre alla fabbrica con anness
i uffici, anche un quartiere abitativo con i relativi servizi.